giovedì 3 ottobre 2013

FRA IL 40,1% E LE LARGHE INTESE

Più faccio politica e mi misuro con la concretezza dei problemi delle persone, grazie soprattutto all'esperienza in Consiglio di Zona, più sento l'esigenza di partire da lì per commentare i fatti politici che tutti noi abbiamo osservato in queste ore.
La percentuale di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40,1% (con l'attenzione che bisogna avere nel commentare questo dato), per non parlare delle percentuali relative alle assunzioni con contratti non a tempo indeterminato. La sensazione è che questo Paese continui a camminare sull'orlo del baratro, facendo finta di non essere dov'è.
Ho avuto grosse perplessità su questo Governo, troppo nebuloso il programma, troppo poco chiari i rapporti di forza fra i partiti che componevano e compongono la maggioranza, troppe le situazioni in cui gli accordi non sono stati raggiunti e si sono rimandate le decisioni, troppi gli out out del PDL, troppa l'influenza della vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi sui precari equilibri politici. 
D'altra parte, nella coltre formata dal gossip politico dei giornali che ormai hanno rinunciato a fare un'informazione minimamente approfondita, abbiamo intravisto in questi mesi le potenzialità che potrebbero esserci: lo sblocco dei crediti alle imprese, la riforma della giustizia civile, un'attenzione alla scuola, alla cultura e, non da ultimo, ad Expo 2015, fondamentale per la nostra città.
Non credo ai governi delle bacchette magiche e del tutto e subito. 
Oggi Enrico Letta ha dimostrato di essere molto solido, se posso usare questo termine. Ora il pallino è in mano a lui e al PD. Se riusciremo ad imporre a questa coalizione il ritmo delle riforme necessario a questo Paese, a cominciare dal taglio della tassazione sul lavoro, la sburocratizzazione della macchina dello Stato e lo studio sui tagli alla spesa corrente, allora l'operazione riuscirà e l'Italia ne trarrà beneficio, oltre al Pd che dimostrerebbe una volta di più che la responsabilità e la serietà sono dimensioni di cui la politica si deve riappropriare. 
Se riprenderanno invece le schermaglie di questi mesi non si potrà far altro che prendere coscienza dell'inaffidabilità e dell'impossibilità di tenere unita una maggioranza come questa in nome dell'esigenza, reale, visto il crinale su cui continuiamo a camminare, si dovranno accettare le conseguenze di uno stallo che non può che riportare alle elezioni, sperando che si abbia l'intelligenza di mettere la legge elettorale al primo posto dell'agenda politica di questa nuova ripartenza. 

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