lunedì 12 dicembre 2011

CAPRICCI E POPULISMO

Andrea Sarubbi  chiarisce la posizione del Pd, dopo le dichiarazioni di Fassina su l'Unità: il PD voterà la manovra.
La voterà dopo essersi battuto contro le iniquità di questa manovra dolorosa quanto necessaria. Porteremo a casa qualcosa, non tutto, perché, come vado dicendo in questi giorni, in Parlamento c'è ancora Scilipoti e una maggioranza di centro-destra. E, come si sa, i numeri, sul tavolo della trattativa, pesano.
Continuo a pensare che un Partito politico serio non guarda al suo ritorno in termini elettorali, ma al bene del Paese. E io sono orgoglioso di stare nel PD, con tutte le sue contraddizioni, ma anche con il suo estremo senso di responsabilità.
Ed il bene del Paese non è la bancarotta.
Ebbene sì, meglio una manovra iniqua (e lo sarà meno del previsto per merito nostro) che essere responsabili della bancarotta (lo ripeto per avere bene in mente qual'è la prospettiva reale) di un Paese e dell'Europa.
Qualche benpensante di sinistra continua a criticare, perché essere contro è sempre molto più semplice che costruire. Si riempiono la bocca della difesa di pensionati e lavoratori.
Come scriveva Serra qualche giorno fa, queste cose la faremo insieme, in un governo di sinistra, quando e se governerà il Paese. Monti, è evidente, non è un "compagno".
Comportandosi in questo modo alcuni partiti allontanano, anziché avvicinarla, la possibilità di una futura coalizione di governo, perché prendere a sberle il fratello maggiore non è mai una idea brillante.
Alla fine, purtroppo o per fortuna, il fratello maggiore dovrà dimenticarsi dei capricci dei piccoli. Ma è di questo che parliamo: capricci, visto che nelle lamentele di questi giorni non c'è nessuna voglia di essere costruttivi, ma solo demagogia, mista ad una buona dose di populismo e di ideologia stantia.
Questa è lo stile di B.
Fare riferimento alla pancia delle persone.
Forse, per fare tutti un passo avanti, sarebbe ora di smetterla, e cominciare a fare riferimento ai cervelli di tutti. Altrimenti sarà la democrazia stessa a farne le spese.