lunedì 17 ottobre 2011

L'IMPEGNO DEI CATTOLICI

C'è un articolo interessante oggi sul Corriere.
Non ho mai pensato che i cattolici in politica debbano tirare su la bandierina, né che serva un partito dei cattolici che si posizioni al centro, devastando il bipolarismo che abbiamo ora.
Credo, però, che chi crede abbia una grande responsabilità e una grande prospettiva allo stesso tempo: gettare ponti, mediare, unire.
Bisogna farlo secondo due direttrici: nel Pd c'è bisogno di riportare tutti alla realtà delle cose, alla drammaticità della situazione di disuguaglianza sociale nel paese.
E' evidente che sui temi sensibili ci sia una differenza di vedute, come è logico in un partito che prende il 28%, ma non è con quelli che si governa un Paese, non è su quelli che si ricostruisce un tessuto sociale dilaniato da questa crisi.
Sui temi del lavoro, della politica estera, della politica interna, le divisioni sono molte meno ed è con queste cose che si prospetta al paese un futuro migliore. Riprendiamoci le parole merito e uguaglianza, costruiamo su queste un nuovo modello unendo la tradizione cattolica e quella riformista, che, in fondo , hanno al centro la stessa cosa: la difesa del più debole.
L'altra direttrice è quella dell'opposizione.
Riportiamo tutti ad uno stile diverso, non urlato, non sguaiato, rispettoso. Riportiamo tutti all'esigenza di dialogo. L'individuazione del nemico è frutto di una democrazia malata. Va bene, ed è giusto, lo scambio, anche duro, ma nell'interesse dei cittadini e con un rispetto di fondo per le regole del gioco.

BOLLETTINO DI GUERRA/3

Povertà fra i giovani +60%, così, tanto per gradire.
Ci facciamo carico del problema, o continuiamo a dire che non esiste una questione generazionale?

DICIAMOLO

Ma vogliamo dire che vogliamo una redistribuzione della ricchezza per ottenere maggiore giustizia sociale?
Ma vogliamo dire che bisogna tassare i grandi patrimoni immobiliari e far pagare alle banche parte della crisi facendo pagare le transazioni finanziarie?
Ma vogliamo dire che ci sono molti imprenditori che muoiono di fame, così come ci sono tanti lavoratori che muoiono di fame?
Ma vogliamo dire che la situazione dei giovani è intollerabile e che sarà la prima cosa di cui ci occuperemo al governo, perché risolvendo i problemi dei giovani si risolvono la maggior parte dei problemi del Paese?
Ma vogliamo smettere di parlare di cose astratte, di alleanze e congressi, dividendoci sui massimi sistemi, e di cominciare a prospettare azioni concrete unendoci sulle cose da fare?
Ma vogliamo dire che la trasparenza e l'azzeramento dei privilegi dei politici è un'altra delle cose che faremo se andremo a governare il paese?
Ma vogliamo dire che la banda larga è una risorsa ancor prima di essere una necessità per questo paese e che la rete è una straordinaria possibilità per una democrazia rappresentativa?
Ma vogliamo dire che la terza cosa che faremo sarà occuparci della scuola, dell'università e della ricerca?
Ma vogliamo dire che vogliamo rigirare questo paese come un calzino?
Ma vogliamo fare una grande campagna pubblicitaria su 5 cose?
Se non lo facciamo ora, sarà troppo tardi.
Se non ci facciamo carico ora, pur con tutte le distanze e difficoltà, del grido di dolore di chi è stufo, avremo screditato il ruolo della politica, soprattutto quello della politica riformista: dare speranza costruendo le basi per un futuro migliore, più giusto, più uguale.