mercoledì 31 agosto 2011

STRAPPI E INCULATE

In questi giorni non è che non mi andasse di scrivere, ma continuo a pensare molto, alla situazione attuale, alle vicende contingenti, giudiziarie ed economiche, a questo partito.
Fino a che punto è giusto rimanere dentro una organizzazione che stenta? Qual'è il limite della sopportazione? Fino a che punto è pensabile aspettare uno scatto di reni?
Queste sono le domande che mi sono fatto e che forse molti si faranno, pensando al Pd, ma anche alla politica in generale.
La risposta per me è che non è disinteressandosi, indignandosi, schifandosi, incazzandosi (anche giustamente), che si risolvono i problemi di questo paese.
La verità è che c'è un gran bisogno di persone che abbiano la voglia di cambiare le cose, di impegnarsi nei partiti e nelle istituzioni.
La verità è che c'è una generazione che, diciamocelo, è continuamente vessata (utilizzo questo termine, ma si potrebbe anche dire che è una inculata continua, per essere franchi).
Ed è questa generazione che deve farsi coraggio, deve prendere in mano il proprio destino, deve con pazienza e forza lavorare con sacrificio (anche personale, anche di tempo, perché, ad un certo punto, la playstation e la discoteca si possono anche lasciare un minimo da parte) per riprendersi quello che è suo e dei nostri futuri (ma anche presenti) figli.
Bisogna trovare i modi, rompendo senza strappare, perché lo strappo fa male. Sempre.